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Rischi operativi e ambientali
La gestione del Servizi Idrico Integrato, curando l’intero ciclo delle acque potabili e reflue dalla captazione della risorsa naturale sino alla sua restituzione all’ambiente, comporta che le rispettive aziende del Gruppo gestiscano, in applicazione di specifiche Convenzioni, infrastrutture idriche, ampiamente distribuite sul territorio, di adduzione e distribuzione di acqua potabile nonché reti e impianti fognari, garantendo la continuità e la qualità del servizio erogato.
Tra i fattori di incertezza cui è sottoposto il Gruppo, vanno quindi evidenziati i possibili impatti derivanti da fenomeni naturali imprevedibili (es: terremoti, alluvioni e frane) e/o da variazioni climatiche cicliche o permanenti. Tali rischi vengono affrontati tramite l’implementazione di strutturati strumenti di governo delle dinamiche idriche (es. Water Safety Plan) oltre che specifici progetti di incremento della resilienza delle infrastrutture dei vari territori. Si evidenzia infine che la parte residuale dei rischi da eventi naturali viene trasferita tramite il programma assicurativo di Gruppo.
Le Società dell’Area Idrico operanti nel Servizi Idrico Integrato attuano programmi, procedure e controlli al fine di garantire un adeguato presidio in materia di compliance HSE in virtù delle caratteristiche medesime del business gestito (potenziale superamento limiti potabilità delle acque per inquinamento delle fonti, potenziale superamento limiti scarico acque reflue trattate in corpi ricettori, salute e sicurezza sul lavoro, caratterizzazione e conformità rifiuti in uscita, ecc.).
ACEA Ato2 – criticità connesse all’esistenza di scarichi non a norma
La sottoscrizione della Convenzione di Gestione ha sancito ufficialmente l’obbligo del trasferimento ex lege dei servizi idrici integrati dei Comuni appartenenti all’ATO2 (ad eccezione dei servizi tutelati e, successivamente, in base art. 148 comma 5 del D.lgs. N°152 del 3 aprile 2006, anche dei comuni fino a 1.000 abitanti che hanno la facoltà di non aderire al S.I.I.). In realtà i tempi e le modalità attuative di tale trasferimento sono stati disattesi dagli eventi, a causa sia della mancata disponibilità da parte di alcune Amministrazioni Comunali all’effettivo trasferimento del Servizio, sia della impossibilità per il Gestore, in particolare a partire dal 2007, di acquisire la gestione di impianti idrici, fognari e depurativi non conformi alle norme di legge vigenti per non sottoporsi e/o sottoporre i propri dirigenti alla conseguente azione penale da parte della magistratura.
Le maggiori criticità sono derivate infatti dalla presenza di scarichi ancora non depurati e/o impianti di trattamento esistenti da rifunzionalizzare e/o adeguare a nuovi limiti di emissione determinati dall’Autorità di Controllo a seguito di una diversa valutazione del regime idrologico dei corsi d’acqua ricettori o, addirittura, della natura del recettore (suolo anziché corso d’acqua) per aver ritenuto lo scarico di alcuni depuratori sul suolo nei casi di corsi d’acqua asciutti trovati asciutti all’atto dei controlli. All’incertezza di tale situazione concorre il fatto che la Regione Lazio non ha ancora determinato la classificazione del reticolo idrografico superficiale regionale.
La situazione di vera e propria emergenza ambientale ha richiesto anche interventi di natura istituzionale. Infatti la Regione ha sottoscritto nel 2008 un “Protocollo d’intesa per l’attuazione del piano straordinario di risanamento delle risorse fluviali, lacuali e marine finalizzato al superamento dell’emergenza scarichi nell’ATO2 – Lazio Centrale – Roma” con cui ha inteso disporre appositi finanziamenti per l’attuazione di alcuni degli interventi mirati al superamento dell’emergenza.
Ad oggi, grazie al notevole sforzo tecnico ed economico prodigato, sono stati collettati a depurazione 184 dei 246 scarichi non depurati a suo tempo censiti. Rimangono 62 scarichi ancora attivi di cui 35 in capo ad ACEA Ato2 e 26 in capo alle Amministrazioni Comunali; di questi ultimi, n. 15 scarichi vengono risanati con interventi che successivamente sono stati richiesti a cura del Gestore.
È stato predisposto nei primi mesi del 2018, alla luce della Delibera ARERA 918/17, l’aggiornamento del Programma degli Interventi per il periodo 2018-2019 con indicazioni fino a fine concessione (2032). Tale Programma è parte della documentazione posta alla base dell’istanza tariffaria adottata, con Delibera n. 3-18 del 15 Ottobre 2018, da parte della Conferenza dei Sindaci e approvata, con Deliberazione n. 572/2018/R/idr del 13 Novembre 2018, dall’ARERA.
Nei primi anni di gestione, dal 2003 in poi, sono stati realizzati investimenti finanziati dalla tariffa per importi annui in crescita (da 30 a 70 milioni di euro), scontando in fase di avvio del Servizio Idrico Integrato la scarsa conoscenza degli impianti via via acquisiti dai Comuni e la necessità di elaborare una progettazione mirata a risolvere i problemi più critici soprattutto relativi al comparto igienico sanitario. I tempi conseguenti a tale progettazione e alle autorizzazioni all’uopo necessarie per la cantierizzazione delle opere hanno ritardato di fatto la realizzazione di investimenti sul territorio.
Negli anni successivi gli investimenti effettuati sono passati rispettivamente da 141 milioni di euro del 2014, a 189 milioni del 2015, a 225 milioni del 2016 e 232 milioni del 2017 e circa 279 nel 2018, tutti i valori al netto di svalutazioni e dismissioni, raddoppiando quasi il valore per abitante servito da circa 36 €/ab ai circa 60 €/ab attuali, e recuperando di fatto il gap degli anni precedenti realizzando maggiori investimenti rispetto a quelli programmati nei precedenti Programmi.
Grazie ad un processo di rinnovamento tecnologico e alla messa a regime dell’attività di progettazione sviluppata negli anni precedenti è stato possibile incrementare la produzione di investimenti per la realizzazione di nuove grandi opere. Sulle difficoltà legate alla fase autorizzativa dei progetti e alla dichiarazione di pubblica utilità da parte dei Comuni ed in particolare del Comune di Roma ed i conseguenti procedimenti patrimoniali finalizzati all’acquisizione delle aree necessarie per i lavori, si è intervenuto di recente con la Delibera della Conferenza dei Sindaci n° 2-17 del 20 Dicembre 2017 con cui è stato delegato alla STO il potere di approvazione dei progetti e contestuale dichiarazione di P.U. degli interventi presenti nel Piano degli Investimenti e di organizzare le Conferenze dei Servizi necessarie.
ACEA Ato2 – criticità del sistema idropotabile
Dal 2002 ad oggi, la portata erogata dagli acquedotti dello Schema 66 che alimenta Roma Capitale verso i Comuni dell’area metropolitana di Roma Capitale è aumentata da meno di 300 a circa 2.600 l/s. Tale incremento della erogazione si è reso necessario per superare le emergenze, soprattutto qualitative, ed ha ridotto drasticamente le riserve a disposizione di Roma Capitale e degli stessi comuni.
A seguito dell’acquisizione della gestione del SII sono emerse e continuano ad emergere, due criticità:
- qualità dell’acqua emunta;
- carenza idrica principalmente nella zona a Sud di Roma.
Per quanto attiene soprattutto alla prima criticità, la crisi quali-quantitativa generata dalla presenza sul territorio di fonti con acqua di qualità non conforme rispetto a parametri chimici come arsenico e fluoro (naturalmente presenti nelle fonti di approvvigionamento sotterranee in aree di origine vulcanica) con conseguenti criticità in termini di quantità e qualità dell’acqua distribuita (Comuni del comprensorio dei Castelli Romani e più in generale ricadenti nelle aree vulcaniche dell’ATO con oltre 170.000 abitanti e quattordici Comuni), ha visto la Società impegnata nell’elaborazione e realizzazione di adeguati piani di rientro, necessari per il rispetto dei parametri dettati dal D.Lgs. n. 31/2001 e recepiti nella successiva pianificazione degli investimenti del Piano d’Ambito.
A tal fine sono state pianificati e realizzati interventi di:
- sostituzione delle fonti di approvvigionamento locali qualitativamente critiche con fonti connotate da migliori caratteristiche qualitative;
- miscelazione delle fonti con acque prive degli elementi indesiderati;
- realizzazione di impianti di potabilizzazione mediante tecnologia a filtrazione o ad osmosi inversa.
Per quanto attiene alla seconda criticità, ovvero la carenza idrica riscontrata principalmente nella zona dei Colli Albani, il cui approvvigionamento dipende dall’acquedotto del Simbrivio, da quello della Doganella e da oltre 140 pozzi locali, nel corso degli anni sono stati realizzati vari interventi volti a mitigarla, quali la derivazione della sorgente del Pertuso, l’attivazione di nuovi impianti, il serbatoio di Arcinazzo e l’impianto “booster” del Ceraso, il nuovo sollevamento VIII sifone nel Comune di Frascati.
Tali interventi hanno permesso di aumentare la capacità di miscelazione delle fonti a bassa qualità e garantire un risparmio delle risorse provenienti dall’acquedotto Doganella che per sua natura infrastrutturale risulta limitato nella portata.
Per quanto attiene le carenze idriche riscontrate nell’area a Nord della provincia di Roma, durante l’anno 2019 è stato acquisito in gestione l’acquedotto del Mignone con l’impianto di potabilizzazione che deriva dal Fiume Mignone. Tale impianto è stato oggetto nel 2019 e sarà oggetto nel corso del 2020 di un intervento di ristrutturazione importante che garantirà sia l’aumento della portata derivata che il miglioramento della qualità della risorsa.
Contestualmente si sta dando corso ad interventi di interconnessione delle reti comunali di Allumiere e Tolfa al fine di aumentarne la portata nel periodo estivo.
Si segnala inoltre che nel corso del 2019 sono stati eseguiti importanti interventi di bonifica della rete idrica che hanno interessato un totale di circa 90 km.
In ultimo si segnala che è stato acquisito nel corso dell’anno 2019 il solo servizio idrico di Percile.
Area Commerciale e Trading
Con riferimento all’Area Commerciale e Trading, i principali rischi operativi connessi all’attività di Acea Energia, nella sua attività di vendita sul mercato libero elettrico e gas, risulta esposta al rischio derivante da una possibile progressiva concentrazione degli operatori di tali mercati, con un impatto sui piani di crescita della customer base della Società e sul suo posizionamento a tendere.
Allo stesso modo, con potenziale impatto nell’ambito delle strategie, si segnala il rischio connesso alla proroga del Servizio di Maggior Tutela e alla definizione delle modalità di chiusura dello stesso.
Al fine di garantire il successo delle iniziative di sviluppo previste dal Piano Industriale, le Società dell’Area hanno avviato dei progetti di change management, mitigando i rischi connessi al mancato coinvolgimento di tutto il personale (staff e di linea, manager e non).
Acea Energia presenta inoltre rischi tipici del “business” derivanti da una gestione efficiente ed efficace dei processi di fatturazione e recupero del credito, laddove essa risulta influenzata da una performance non pienamente adeguata da parte dei distributori di energia elettrica e gas.
Per quanto attiene il rischio di prezzo commodity e gli strumenti di controllo adottati, si rimanda al “Rischio mercato finanziario”.
Area Infrastrutture Energetiche
Potenziali fonti di rischio riferibili alle Società dell’Area Infrastrutture Energetiche derivano dall’implementazione dei piani di sviluppo del Piano Industriale 2019-2022 (progetto fibra ottica, progetto smart metering 2G, piano di resilienza della rete di distribuzione, crescita nel fotovoltaico attraverso operazioni di M&A e realizzazione di impianti), e al presidio della sicurezza informatica e degli impianti.
Con riferimento alla sicurezza degli impianti, le Società operano attuando protocolli, procedure e controlli in coerenza con quanto previsto dalle normative vigenti e in piena collaborazione con le Autorità e Istituzioni competenti.
In merito alla continuità del servizio, oltre ai succitati piani di sviluppo, areti ha messo in atto delle iniziative specifiche relative al servizio di illuminazione pubblica prestato nel Comune di Roma, quali i piani di ammodernamento e bonifica della rete.
Per quanto attiene la sicurezza informatica, areti sta attuando tutte le azioni necessarie per allineare la propria postura di cyber security ai principali standard nazionali ed internazionali di settore. Sono in fase di implementazione misure tecnologiche ed organizzative con l’obiettivo di:
- gestire le minacce a cui sono esposti l’infrastruttura di rete e i sistemi informativi dell’organizzazione, al fine di assicurare un livello di sicurezza adeguato al rischio esistente;
- prevenire gli incidenti e minimizzarne l’impatto sulla sicurezza della rete e dei sistemi informativi usati per la fornitura di servizi, in modo da assicurarne la continuità.
In generale i rischi principali ricadenti in questa Area Industriale (che include oltre ad areti, Acea Produzione, Ecogena, ALL e le nuove società del fotovoltaico) possono essere classificati come segue:
- rischi inerenti all’efficacia degli investimenti di sostituzione/ammodernamento delle reti elettriche, in riferimento agli effetti attesi sul miglioramento degli indicatori di continuità del servizio;
- rischi relativi alla qualità, affidabilità e durata delle opere realizzate;
- rischi relativi al rispetto dei tempi di ottenimento delle prescritte autorizzazioni, sia riguardo alla costruzione e messa in esercizio degli impianti (ex legge regionale 42/90 e norme collegate) sia relativamente all’esecuzione dei lavori (autorizzazioni dei municipi e altre similari), in rapporto alle esigenze di sviluppo e potenziamento degli impianti;
- rischi relativi alla mancata produzione.
Circa il rischio relativo all’efficacia degli investimenti discende in primis dalla sempre più stringente disciplina dell’ARERA in tema di continuità del servizio. La risposta messa in campo da areti per contrastare tale rischio consiste nel rafforzare gli strumenti di analisi del funzionamento delle reti al fine di orientare sempre meglio gli investimenti (es. Progetto ORBT), e nell’applicazione di nuove tecnologie (es. automazione rete MT, smart grid, ecc.).
Circa il rischio relativo alla qualità dei lavori, areti ha implementato sistemi di controllo operativo, tecnico/qualitativi, tra i quali spicca la costituzione dell’Unità Ispezione Cantieri (inserita nell’U.O Qualità e Sicurezza). Gli esiti delle ispezioni, gestiti informaticamente ed analizzati statisticamente, forniscono classifiche di merito (indici reputazionali) con un sistema di “vendor rating” sviluppato in collaborazione con l’Università di Tor Vergata (Roma). Tale sistema produce una valutazione di merito basata sulla reputazione degli appaltatori in riferimento al rispetto dei parametri di qualità e sicurezza dei lavori in cantiere.
Rimane confermato il buon livello raggiunto dell’indice reputazionale generale delle imprese che hanno operato per areti.
Circa il rischio relativo al rispetto dei tempi esso deriva dalla numerosità dei soggetti che devono essere interpellati nei procedimenti di autorizzazione e dalla notevole incertezza sui tempi di risposta da parte di tali soggetti; il rischio è insito nella possibilità di dinieghi e/o nelle condizioni tecniche che i predetti soggetti possono porre (ad esempio realizzazione di impianti interrati anziché “fuori terra”, con conseguente maggior costo di impianto e di esercizio). Si fa notare anche il maggior costo operativo derivante dalla notevole durata dei procedimenti, che costringe le strutture operative ad un presidio impegnativo (elaborazione e presentazione di approfondimenti di progetto, valutazioni ambientali, ecc.), nonché alla partecipazione a conferenze di servizi e incontri tecnici presso gli Uffici competenti. Il rischio sostanziale resta, comunque, legato al mancato ottenimento di autorizzazioni, con conseguente impossibilità di adeguare gli impianti e conseguente maggior rischio legato alle performance tecniche del servizio (al presente, risulta in sofferenza il procedimento per l’ammodernamento della rete AT nell’area del Litorale e il procedimento con Terna per la realizzazione della nuova cabina primaria Castel di Leva). Si rimarca che un elemento di particolare criticità consiste nei lunghi tempi di risposta di alcune amministrazioni interpellate.
Circa il rischio di mancata produzione degli impianti, Acea Produzione ha provveduto fin dall’inizio delle attività a sottoscrivere con primari istituti assicurativi polizze per limitare eventuali danni per la mancata produzione.
Infine, areti mostra aree di rischio «tipiche» del business adeguatamente mitigate e riconducibili all’integrità degli asset, all’adeguato presidio di salute e sicurezza sul lavoro ed alla propria esposizione verso controparti quali fornitori chiave e debitori rilevanti e clientela finale per le prestazioni tecniche rese.
Area Ambiente
Gli impianti di trattamento dei rifiuti sono caratterizzati da un elevato livello di complessità tecnica, che ne impone la gestione da parte di risorse qualificate e strutture organizzative dotate di un elevato livello di know how. Essi e le relative attività sono parametrati su specifiche caratteristiche dei rifiuti. L’eventuale difformità di tali materiali rispetto alle specifiche può dare corso a concrete difficoltà gestionali, tali da compromettere la continuità operativa degli impianti e da rappresentare rischi di ricadute di natura legale. Per tale motivo sono state attivate specifiche procedure di verifica e controllo dei materiali di ingresso mediante prelievi a spot e campagne analitiche ai sensi della normativa vigente.
Particolarmente rilevante e con impatti sulla continuità del business, è il rischio di mancato conferimento, a valle della catena del valore, dei rifiuti prodotti. Acea Ambiente ricorre allo strumento delle procedure di gara al fine di stimolare un’apertura del mercato. Inoltre, le Società dell’Area attuano programmi, procedure e controlli al fine di garantire un adeguato presidio in materia di compliance HSE in virtù delle caratteristiche medesime del business gestito (emissioni CO2, superamento limiti emissivi di scarico, salute e sicurezza sul lavoro, non conformità rifiuti in ingresso, ecc.).
Gli impianti di Terni e San Vittore del Lazio sono stati interessati da progetti di ottimizzazione e revamping che presentano rischi tipicamente connessi alla realizzazione di infrastrutture industriali complesse (difetti di realizzazione e di performance).
L’impianto di Orvieto ha recentemente completato un importante intervento di riqualificazione dei processi di recupero ai fini del compostaggio ed è attualmente sottoposto ad un progetto di ampliamento dello stesso, mentre gli impianti di Latina (questo di recente costruzione), Monterotondo Marittimo e Sabaudia sono interessati da importanti interventi di ampliamento e riqualificazione.
Per quanto attiene, invece, alla fase gestionale si evidenzia come l’eventuale discontinuità delle attività di termovalorizzazione svolte negli impianti di Terni e San Vittore del Lazio, nonché delle attività di trattamento rifiuti svolte dagli altri impianti, qualora connesse alla produzione di energia elettrica in regime di CIP 6/92 e allo svolgimento di servizi aventi rilievo pubblico, potrebbe determinare rilevanti ricadute negative.
Ciò, sia sotto un profilo economico, sia sotto un profilo di responsabilità nei confronti dei conferitori pubblici e privati. In tale contesto, quindi, il fermo impianto, laddove non programmato, prefigura un concreto rischio di mancato conseguimento degli obiettivi posti a base dell’attività industriale.
I termovalorizzatori, ma anche, seppure in grado minore, gli impianti di trattamento dei rifiuti, sono caratterizzati da un elevato livello di complessità tecnica, che ne impone la gestione da parte di risorse qualificate e strutture organizzative dotate di un elevato livello di know how. Sussistono quindi concreti rischi per quanto attiene la continuità di performance tecnica degli impianti, nonché connessi all’eventuale esodo delle professionalità (non facilmente reperibili sul mercato) aventi specifiche competenze gestionali in materia.
Tali rischi sono stati mitigati attraverso l’implementazione e l’attuazione di specifici programmi e di protocolli di manutenzione e gestionali, redatti anche sulla base dell’esperienza di conduzione impiantistica maturata.
Sotto altro profilo, gli impianti e le relative attività sono parametrati su specifiche caratteristiche dei rifiuti di ingresso. L’eventuale difformità di tali materiali rispetto alle specifiche, può dare corso a concrete difficoltà gestionali, tali da compromettere la continuità operativa degli impianti e da rappresentare rischi di ricadute di natura legale.
Per tale motivo sono state attivate specifiche procedure di verifica e controllo dei materiali di ingresso mediante prelievi a campione e campagne analitiche ai sensi della normativa vigente.