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I Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA)
L’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA) o Water Safety Plan (WSP) è stabilita per tutti i sistemi idrici dal Decreto del Ministero della Salute del 14.06.2017, in attuazione della Direttiva dell’Unione Europea 2015/1787, che ha fatto propria la metodologia dei WSP elaborata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health organization – WHO). L’approccio dei PSA è quello di prevenire e ridurre i rischi inerenti al servizio idrico potabile, valutando gli eventi pericolosi lungo l’intera catena dell’approvvigionamento idrico (captazione, trattamento e distribuzione fino al contatore di utenza). Il rischio è calcolato in funzione della gravità e della probabilità dell’evento di inquinamento o carenza idrica. In base a tale valutazione sono definiti: gli interventi per mitigare i rischi, i sistemi di monitoraggio, le procedure operative in condizioni ordinarie e di emergenza, il piano dei controlli della qualità dell’acqua, le modalità di informazione della cittadinanza e delle autorità competenti ecc. I PSA devono inoltre essere costantemente aggiornati tenendo conto dello sviluppo degli impianti, della evoluzione del contesto normativo e dei cambiamenti climatici ed ambientali. L’implementazione dei PSA, infine, deve essere realizzata secondo metodologie internazionalmente riconosciute elaborate dal WHO. In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha introdotto le linee guida della WHO e dovrà, pertanto, approvare i PSA.
Complessivamente, l’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua riguarderà i grandi acquedotti, gestiti da Acea Ato 2, che alimentano, oltre alla città di Roma, fino al 90% della popolazione dell’ATO 2 e più di 200 mila abitanti dei 45 comuni delle Provincie di Rieti e di Frosinone.
In Acea Ato 2 il primo PSA implementato nel 2019 ha riguardato il sistema idrico alimentato dal nuovo impianto di Grottarossa per la potabilizzazione delle acque del Tevere, normalmente utilizzate per alimentare la rete di innaffiamento del Comune di Roma e della Città del Vaticano, ma immediatamente disponibile, in caso di emergenza, per alimentare la rete potabile a sevizio di 350.000 abitanti delle zone centrali di Roma. In particolare, nell’anno, sono stati presentati alla Regione Lazio gli studi per le aree di salvaguardia e di influenza, così come richiesto in base al nuovo Piano di Tutela delle Acque regionale (PTAR). La richiesta di concessione è stata pubblicata ma al momento non è stata ancora rilasciata.
Prospetticamente la rete d’innaffiamento del Comune di Roma e della Città del Vaticano sarà alimentata dalle acque in uscita dall’impianto di depuratore COBIS, a tal fine nel 2019 l’impianto è stato sottoposto a lavori di adeguamento per l’implementazione di un trattamento specifico di depurazione120 (si veda anche L’acqua distribuita e restituita all’ambiente nel capitolo Clienti e collettività).
Acea Ato 5 ha individuato la prima fonte idrica dalla quale iniziare gli studi funzionali alla redazione del PSA, proseguito nella formazione obbligatoria, organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Sanità, del personale che redigerà i Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA).
In Gori, nel 2019, è stato composto il team che si occuperà di redigere i PSA ed è stata avviata la valutazione del sistema idrico.
Nel 2019 Gesesa, come Acea Ato 5, ha formato il personale dedicato ai Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA), ed avviato l’acquisizione delle informazioni sulle fonti di captazione del sistema idrico.
120 Si tratta di un trattamento di terziario di filtrazione a doppio stadio e disinfezione con raggi UV.